“…Quella fu’ la prima notte di delirio, non mi vollero dire nulla al telefono, sarei rientrata da Berlino il giorno dopo. Eppure l’avevo monitorato; lunghe chat tra un turno e l’altro di lavoro, in cui Giacomo copriva i suoi movimenti con un atteggiamento di entusiasmo rispetto all’aver trovato lavoro come traslocatore. Non appena avute pagate le prime giornate di lavoro, invece, aveva cominciato a intripparsi, a bere e a mentire.

La seconda notte, tornati dall’aeroporto, fu’ un incubo che quasi ho timore a ricordare: avevo detto a Joel di mettersi a riposare nell’altra stanza e mi ero messa nel letto con Giacomo, cercando di farlo addormentare, come quando lo cullavo da piccolo, sul mio petto. Non appena sembrava si stesse addormentando, saltava su col respiro affannato dicendo che c’era qualcuno fuori in giardino. Lo riportavo a me e gli dicevo di respirare profondamente, gli dicevo di concentrarsi solo sul respiro. Respiravo insieme a lui per guidarlo, ma anche per evitare che un senso di panico mi pervadesse.

In quella circostanza mi resi conto dell’empatia viscerale che scorre tra me e mio figlio: il suo cuore impazzito era il mio, la fragilità e le proiezioni del male che ci attaccava, si impossessavano di me non appena lui ne veniva assalito. Cercavo di farmi forza, di attingere dalla mia capacità di distacco imparata con la meditazione…

Non so quanto tempo sia passato, finalmente sembrava dormire e io con lui. Improvvisamente, penso fosse quasi l’alba, Giacomo scatta in pedi e si dirige verso il salone, guarda alla finestra e poi comincia a fissare col terrore negli occhi una vecchia mia camicia da notte che avevo messo sul pavimento in un punto dove filtrava dell’acqua dal tetto…”

Con queste parole Loretta Rossi Stuart, ricorda l’inizio del suo incubo nel suo libro “Io, combatto”, in cui racconta la sua battaglia contro l’inadeguatezza degli strumenti sanitari, legislativi e istituzionali, per ottenere una cura per suo figlio Giacomo.

Giacomo, 28 anni, ha il Disturbo Bipolare ed è tossicodipendente; ha compiuto piccoli reati da cui è stato assolto per incapacità di intendere e volere, ed è stato destinato ad una REMS (Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza), per essere curato. A causa della carenza di posti in REMS, Giacomo è stato detenuto illegalmente in carcere per 1 anno, e per questo la Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato lo Stato italiano a pagare 36mila euro di danni morali. Ma la battaglia non finisce qui…

Mia Immagine

 

Per chi desiderasse leggere tutta la storia, la nostra associazione ha donato due copie del libro alla biblioteca comunale di Capo d’Orlando (ME), alla biblioteca comunale ed alla REMS di Naso (ME).

Doneremo inoltre una copia anche alla biblioteca del comune di Tortorici, sempre in provincia di Messina, che su nostra richiesta sta predisponendo una specifica sezione dedicata alla psichiatria.

La nostra associazione sostiene questa mamma coraggiosa nella diffusione della propria esperienza, e – in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale – ha organizzato una presentazione del libro a Milano il 6 ottobre 2022.

Qui sotto trovi la locandina dell’evento, che puoi scaricare: