Il dott. Dan Wetterborg, Divisione di Psicologia del Dipartimento di Neuroscienze Cliniche del Karolinska Institute di Stoccolma (quello in cui si assegnano i premi Nobel, per intenderci), è una splendida figura di professionista della salute mentale: giovane, sorridente, empatico, disponibile, aperto all’innovazione, ma anche incredibilmente determinato e coraggioso. Quasi per caso, fin dalla sua tesi di specializzazione si è dedicato ad un tema di nicchia, ma con un impatto devastante sulla vita di un numero di persone molto più alto di quanto si possa credere, e su quella delle loro famiglie: la diagnosi e il trattamento del Disturbo Borderline di Personalità nei maschi.
A causa della sintomatologia particolare, della più alta difficoltà di adesione alla cura, e dei pregiudizi di molti operatori, questo tipo di pazienti non riesce ad accedere alla diagnosi e alla terapia, o – quando è fortunato – ci arriva in media 10 anni più tardi rispetto alle donne con lo stesso disturbo. Lo stesso problema riguarda anche quelle donne che – anche se in numero più ridotto rispetto agli uomini – hanno un funzionamento simile a quello che in media si riscontra negli uomini.
L’associazione “Abbraccialo per me” ha incontrato il dott. Wetterborg, insieme ad un gruppo di familiari e ad alcuni operatori della Salute Mentale italiani, per sfatare alcuni falsi miti e capire come in Svezia viene affrontato nella pratica quotidiana un problema che in Italia è semplicemente e drammaticamente ignorato.
Qui sotto trovate il resoconto completo dell’incontro e in questo post i temi salienti, riassunti da uno dei professionisti presenti.